Barad Guldur – Frammenti di Oscurità

Mettendo al setaccio alcune novità che ci sono pervenute (grazie per tutto il materiale che ci inviate), mi ha incuriosito un disco in particolare che ho dovuto riascoltare più volte per capirlo bene.

Intanto stiamo parlando di una band che conoscevo già di sfuggita (essendo quasi paesani) e questa è stata l’occasione perfetta per ascoltarli meglio e approfondire la loro essenza artistica.
Stiamo parlando dei Barad Guldur.
Gruppo formatosi nel 2015 ha pubblicato cover come la famigerata “Simone Pianetti” dei Folkstone (https://www.youtube.com/watch?v=6Dr4Jk1RA0I) gruppo con cui condivide l’area geografica di riferimento, oppure “Warriors of The World” dei Manowar (https://www.youtube.com/watch?v=U-GnMLt82To) e molte altre.
Questo “Frammenti di Oscurità” è, infatti, il loro primo album di inediti.
Andiamo però con ordine.

Come poteva una band che porta un nome in elfico sfuggire alla nostra recensione ?
Ovvio ! Non poteva !
Il nome si può tradurre come “Torre stregata” (Barad=Torre; Guldur=di stregoneria) in Sindarin, (lingua creata da J.R.R. Tolkien per il mondo di Arda) e quello che suonano è infatti “magico”; passiamo da tracce Folk Metal a canti corali che rinfrescano la memoria di immagini e profumi montani (e non è un caso vista la provenienza della band); i Barad Guldur, infatti, vengono dalle valli bergamasche, dove tra strinù, casoncelli e ottima birra (ottima!) ci si può immergere completamente in una grandiosa tradizione Metal che le due Valli hanno insita nella loro cultura (provare per credere !).
Ora, però, parliamo di musica e del loro primo disco.

L’album si apre con un arrangiamento di una famosa filastrocca tra chitarre e flauti dal tono evocativo e un ritornello dalla melodia ipnotica.
Mi piace questa traccia per la sua semplicità; il testo della filastrocca è inserito, in modo naturale, in un contesto tra doppie casse e assoli che la rendono apprezzabile senza appesantirla.
Scivolando cullati dalle strofe della canzone precedente, arriviamo a “Canso de Bouye” e “Sarneghera”, due tracce che mettono a nudo la voce di Ivan, solcandone la forza e il controllo con un testo scritto bene, caratteristica che mi ha sorpreso particolarmente e che mi ha affascinato e incuriosito molto l’ascolto del resto dell’album.
“Poininos” è un brano particolare che fa capire che quella dei Barad Guldur non è solo musica ma un progetto che riflette l’anima di questo gruppo. Questa canzone infatti è la rielaborazione di un testo antico dedicato al Dio Pennino, la divinità delle vette delle montagne, l’atmosfera del brano, risulta così, volutamente ancestrale e mistica.

“Nella Notte più Nera” è, presumibilmente, legata alla figura di Simone Pianetti. Per chi non lo conosca si tratta di un personaggio storico della Val Brembana che, portato all’esasperazione, si dedicò alla vendetta (la storia è lunga ma devo comprimerla per ovvie ragioni). Quì il legame con il territorio è forte, e lo si nota in un canto melodico che possiede il pathos giusto, che impreziosce un buon testo.
Nelle prossime tracce si cambia registro.
Mentre “Asfaladugu” è una strumentale, “La Gratacòrnia” colpisce particolarmente. E’ una versione corale della canzone popolare di cui si possono apprezzare le componenti folkloristiche; la forza deriva dal “Coro delle Due Valli” che dà un’ottima interpretazione ed una forza unica al brano.
I toni si riaccendono con “Per chi Ela la Nocc” e proseguono con “Senza Paura”, arrivando fino a “Frammento di Oscurità”.
Quest’ultima è, forse, il brano meglio riuscito dell’album, con uno scritto e una melodia che non ha nulla da invidiare a tantissime altre canzoni di band più affermate.
Si conclude questo disco con “Lodar I Lais Ben Laer Sul” un “lay” che sembra uscito direttamente dalle voci elfiche di Rivendell.

Arriviamo alle considerazioni finali: teniamo presente che questo è un disco autoprodotto, teniamo presente che è l’esordio per questa band e teniamo presente che cantano in italiano.
Abbiamo tenuto in considerazione tutto ? Bene ! Allora possiamo dire che questo disco è eccezionale ! Non solo porta una componente mistica ma la porta in maniera mirata e focalizzata, passando per concetti e per una cultura radicata ad un territorio ricca di storia, una novità di cui si sentiva il bisogno.
Ovviamente ci sono dei punti deboli in questo album ma è inutile focalizzarsi sulle imperfezioni perché il lavoro che è stato fatto è davvero ottimo e questo traspare di traccia in traccia, seguendo una strada che ci porta nell’oscuro mondo dei “Barad Guldur”.
In alto le corna 🤘🤘

I consueti link:
Web: https://baradguldur.wixsite.com/home
Facebook: https://www.facebook.com/baradguldur/
Twitter: https://twitter.com/Barad_Guldur
Instagram: https://www.instagram.com/baradguldur
Youtube: https://www.youtube.com/baradguldur

2 risposte a "Barad Guldur – Frammenti di Oscurità"

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