Barad Guldur – Vishapner

Metallari amanti del Folk unitevi!
Secondo lavoro e seconda volta che rimango a bocca aperta davanti alla tracotanza culturale dei loro brani.
Parliamo dei bergamaschi Barad Guldur!

Dalle montagne della bellissima Val Brembana, si ode un canto poderoso che riecheggia da una cima all’altra, in un susseguirsi di emozioni ancestrali, canti antichi e storie che non hanno tempo.
Si passa dalle sale di Odino al Silmarillion, passando dalla mitologia filippina e a quella gallese, tutte unite da un’unico grande animale mitologico:
Il drago!
Insomma di cose da dire ce ne sono tantissime ma andiamo per ordine, di brano in brano; anzi di capitolo in capitolo.

“Vishapner”

Cosa succederebbe se i draghi di tutte le storie che conosciamo, si risvegliassero all’improvviso durante la nostra triste esistenza?
La risposta è in questa prima, travolgente, traccia che riprende i primi versi di “Frammenti di Oscurità”, il loro precedente lavoro che potete rispolverare in una nostra vecchia recensione cliccando qui e che rispolvera proprio una vecchia storia della Val Brembana riguardante il Drago Del Filù.
Il titolo riprende la parola armena “Vishap” che significa appunto “draghi”, introducendo così, il concept dell’intero album.
Significative le parole che dicono:

“..Della speranza riposta in voi
ceneri spente rimangono ormai.
Le fondamenta tremano già,
le città sprofonderan..”


Da brividi!

“Bukanawa”

Il Bukanawa è un serpente marino nelle credenze filippine, si devono a lui i terremoti, i temporali e i maremoti.
Seconda traccia movimentata proprio come il drago acquatico di cui parla la canzone, che vede nelle melodie il suo punto forte, complice una doppia cassa mitragliante e un assolo di chitarra che si incastona come una gemma in un gioiello prezioso.
I versi che si sentono alla fine, tra le onde che bagnano la spiaggia, sono una canzone Hiligaynon recitata dai bambini nei giorni di eclissi, un’invocazione al Bukanawa di restituirgli la luna che il drago sta divorando.

Ang bulan namon sang una,
sang una guin ka-on sang
Bakunawa.
Malo-oy ka man,
i uli, i uli,
korona sang amon hari.”

“Níðhöggr”

E ora facciamo un salto continentale per incontrare un altro drago ma stavolta siamo nel profondo Nord, tra fiordi, montagne e tanto freddo.
Nelle leggende norrene Níðhöggr è un serpente o un drago, protagonista del Ragnarok.
Ed è proprio dal capitolo 66 dell’Edda Poetica di Snorri che sono tratti i versi decantati nel brano.
Musicalmente è un brano magico, dai connotati sciamanici; il tengelharpa suona, i tamburi incalzano, inducendo quasi uno stato di trance mentre la voce gratta la soglia della realtà, aprendo una finestra al divino.

Þar kømr enn dimmi dreki fljúgandi, naðr fránn neðan frá Niðafjǫllum; berr sér í fjǫðrum flýgr vǫll yfir Níðhǫggr nái. Nú mun hon sǫkkvask.

ᚦᛅᛦ : ᚴᚬᛘᛦ : ᛁᚾ : ᛏᛁᛘᛁ ᛏᚱᛁᚴᛁ : ᚠᛚᛁᚢᚴᛅᚾᛏᛁ ᚾᛅᚦᛦ : ᚠᚱᛅᚾ : ᚾᛁᚦᛅᚾ ᚠᚱᛅ : ᚾᛁᚦᛅᚠᛁᚬᛚᚢᛘ ᛒᛁᚱ : ᛋᛁᛦ : ᛁ : ᚠᛁᚬᚦᚱᚢᛘ ᚠᛚᚢᚴᛦ : ᚢᚬᛚ : ᚢᚠᛚᛦ ᚾᛁᚦᚼᚬᚴᚱ : ᚾᛅᛁ ᚾᚢ : ᛘᚢᚾ : ᚼᚬᚾ : ᛋᚬᚴᚢᛅᛋᚴ

(E viene dalle tenebre il drago volante, la serpe lucente, dai monti Niðafjǫllum; porta tra le sue ali, sulla pianura volando, Níðhǫggr i morti. Ora ella si inabissa.)

“Y Ddraig Goch”

Ora valichiamo il mare e ci fermiamo in Galles dove incontriamo il grande drago rosso dello stemma gallese.
La leggenda di questo drago si perde nel tempo, avendo diverse versioni ma la più popolare e quella di cui parlerà questa canzone, ha un messaggio molto forte.
Riassumendo in pochissime parole, durante la costruzione di una torre ci si accorgeva che la notte crollava tutto il costruito. Dopo aver appurato che un drago viveva sotto terra, si volle sacrificare un bambino (che diventerà poi il leggendario Merlino) per placare il drago. Le cose non andarono come previsto ma non spoilero nulla perchè dovete ascoltare la canzone!
La canzone è molto intensa, come del resto sono quasi tutte, ma questa mi ha emozionato per i toni più accesi.
La cornamusa trova una sua dimensione più profonda creando la melodia che fa da base al pezzo.
Emblematico il testo che dice:

Nessuno ricorda,
chiunque rinnega.
Nessuno reagisce,
ognuno subisce.
Il Nulla crea,
Il Tutto distrugge.
Tutto finisce,
se nulla fiorisce.

“Wagyl”

Altro salto continentale.
Siamo in Australia, in compagnia del popolo aborigeno dei Noongar.
Leggenda narra di un drago onirico chiamato anche Serpente Arcobaleno, che investì questo popolo come protettore della terra.
Il Wagyl appare in sogno ed è collegato agli eventi di creazione di laghi, fiumi con il suo strisciare e alla pioggia.
Difatti l’inizio, con l’arpa celtica, disegna un mondo sotto la pioggia a cui fa eco, una chitarra dal sapore dolce, una voce poetica e delicata che si poggia con delicatezza sul brano.

Oltre il Velo son qui,
grigie nubi fra noi;
sono l’iride dopo il diluvio.
Dove sono i ricordi
perduti di me?
In ogni goccia che il Sogno crea.

“Uktena”

Ora andremo a scoprire una piccola scheggia di una delle culture più affascinanti, a livello spirituale, del pianeta: la spiritualità dei nativi americani.
Uktena è il nome usato dalla tribù dei Cherokee, per chiamare un antichissimo e gigantesco serpente cornuto che abitava l’Isola Tartaruga (L’america del Nord) nei tempi antichi.
Dopo uno scontro con gli Uccelli del Tuono, furono decimati e sul creato rimasero solo i loro parenti più piccoli.
Di questa sesta traccia è interessante sentirne lo sviluppo. Non è una canzone con il classico strofa-ritornello-strofa-coda-ritornello-fine, è una preghiera al Grande Spirito che si divide in due parti: il testo recitato e la parte strumentale, unite da un nastro filosofico unico.
Ah! Il testo è una reale preghiera del capo tribù Sioux, Yellow Lark (Allodola Gialla)

O Grande Spirito, il cui respiro dà vita a tutto il mondo, ascoltami:

ho bisogno della tua forza e della tua saggezza.

Lascia che io cammini nella bellezza, fa’ che i miei occhi possano custodire il rosso e il viola del tramonto e affina i miei sensi,

così che io possa udire la tua voce nel vento.

“Ancalagon”

Fermi tutti!
Appena ho letto il titolo della canzone, sono rimasto folgorato e, se siete fan di Tolkien pure voi, capirete molto facilmente il motivo.
Ancalagon Il Nero, è stato il più grande drago della Prima Era secondo la storia di Arda (il mondo creato da Tolkien sviluppatosi in quattro ere, la cui terza è quella narrata nei suoi romanzi più conosciuti, Lo Hobbit e Il Signore Degli Anelli).
In questo pezzo, ci si addentra nel punto di vista di Ancalagon dalla sua liberazione durante la Guerra d’Ira maaaaaaaaaa..
Cosa succederebbe se si svegliasse nei giorni nostri?
La risposta ve la darà la seconda parte della canzone!
Posso dire ufficialmente che Ancalagon entra di diritto come LA MIA CANZONE PREFERITA dell’intero album.
Magnifico il lavoro della linea ritmica Basso-Batteria e i due assoli di chitarra e cornamusa che sembrano dialogare in preda a deliri metallari, e poi il grido finale di “Ancalagon” vale da solo tutto il brano!

Macerie e desolazione
dalle Fauci di Tempesta;
al vostro grido:
Ancalagon!

“Tiamat”

Tiamat è il drago del cosmo nella cultura babilonese, che segna il principio e la fine.
Il testo è una parte dell’Enūma Eliš, il poema cosmogonico della creazione.
Il principio del brano ha una cornamusa che inizia come un lamento ridondante, per dipanarsi in un piano metafisico nella sua parte melodica, mentre picchiano i riff di chitarra e le percussioni tambureggianti.
Finale che lascia un pò di amaro ma non per una delusione, ma perchè ne vorremmo ancora!

Io sono il vagito del Chaos,
il nero demone che avvolge e sconvolge.
Io sono l’abisso che tutto distorce,
la culla e la tomba, la vita e la morte.

Nonostante un restyle nella formazione, non ci sono forti scossoni nel sound, anzi, hanno fatto un ENORME passo in avanti sia per le liriche ma anche nella struttura.
I brani fanno parte di una volontà di divulgazione che pone l’accento sul mondo spirituale, sul valore umano, mettendo sullo stesso piano uomini e animali da ogni angolo del pianeta.
Un viaggio all’interno di noi stessi, attraverso figure mitologiche, volto alla comprensione della nostra natura e imparare l’armonia che dovrebbe permeare il creato.
Insomma, se recuperate l’ascolto di questo album non ascolterete un disco qualsiasi, non ascolterete una band qualsiasi, ascolterete i Barad Guldur!

In Alto Le Corna 🤘🤘

Link di contatto:
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